In questa pagina: aforismi, frasi e riflessioni.
All’imbrunire sulla battigia le idee prendono la loro forma più tangibile.
Dunque se vi siete incamminati sulla battigia ed avete voglia
di lasciare la vostra impronta su questa sabbia,
potete aggiungere il vostro pensiero nei commenti,
e i vostri aforismi o le riflessioni più belle e che ben si sposano
con la brezza di questa battigia,
entreranno a far parte della battigia del naufrago!
(*) Per aggiungere il vostro pensiero, scorrere tutti i commenti fino a toccare il fondale della pagina.
198 COMMENTI
Giugno. Mi trovo seduto all’ombra della solita trattoria della Dalmazia centrale, dove i profumi del pesce alla griglia e delle fritture si confondono con il profumo di sale e alga che accompagna il nostro rilassante pomeriggio. Non c’è ancora il pienone di turisti ma i “ricchi con la barca” sono già arrivati. La famiglia italiana si siede al tavolo a fianco. Genitori con i figli adolescenti, un maschio e una femmina. Due ribelli: lui con lo scalpo ai capelli, emaciato, orecchino e pantaloni calati sui fianchi, assume atteggiamenti di noia e fuma incessantemente. Lei, un po’ più giovane, guarda continuamente il cellulare. Alle domande dei genitori rispondono a monosillabi, scocciati. Pallidi e per nulla convinti di stare là, quando se ne potevano rimanere a casa, con gli amici, a fumare spinelli e fare notte fonda. Ogni tanto mollo la presa, mi guardo ancora intorno, assaporo quella calma, quel vento tiepido e piacevole, il rumore delle poche e calme onde in lontananza, l’approdo dei tender per consentire ai tedeschi di farsi una birra. Che bello, non riesco a staccarmi dal mio mare, l’Adriatico, che nessuno conosce così a fondo come me. Ma vengo distolto da un tedesco che chiede al ragazzino insofferente di fargli accendere la sigaretta. L’adolescente si raddrizza sulla sedia, ha come un sussulto di timidezza, che gli chiederà mai lo sconosciuto? Poi accenna ad un sorriso e addirittura dice al teutonico di tenersi l’accendino. Perchè? Ti sembra normale? Ti ha chiesto di accendere, come ti viene in mente di esagerare? Infatti il tedesco non lo accetta, ringrazia e se ne va. Continuo ad osservarlo nella mia diagnosi: che problemi avrai mai, ragazzino? Non vedi dove sei? Non percepisci questa meravigliosa aria di giugno, la tua salute, i tuoi genitori che ti hanno portato qui in barca? Non senti il profumo di questo mare? Vedi le persone indaffarate a prepararti il pasto? Sembra di no,
Improvvisamente arrivano i piatti. Hanno ordinato una frittura mista, di paranza, quella con le spine, dove si fa fatica a mangiare e bisogna farlo con le mani. La frittura migliore che ci sia. Quella del pescato del giorno. Le facce dei due fratelli sono cambiate, hanno fame evidentemente. Ma continuo nel mio indugiare su di lui. Cosa farà? Si tufferà nella frittura con le mani, sfidando la difficoltà, o allontanerà il piatto schifato, già stanco della pesantezza di quella situazione?
Mangia. Lui prende i pesci con le mani, li seziona piano per non romperli troppo e comincia ad assaporarli con calma. Non è esperto e si vede. Ma non si lascia traumatizzare dalla difficoltà e non si fa pungere dalle piccole spine. Sorseggia il vino bianco e si guarda timidamente intorno, anche per vedere se qualcuno lo sta osservando. Gli sta passando, il nervoso. Si sta dimenticando delle sue sigarette, della sua noia, dei suoi amici, dei suoi problemi e della costrizione di essere là con i suoi genitori. Ma il tiepido vento che gli viene incontro lo accarezza consolandolo, e sembra dirgli guarda che tu stai mangiando del pesce fritto all’aperto alle quattro del pomeriggio, lontano chilometri da casa tua e forse stasera arriverà la tempesta. Sei pronto?.
E’ cambiato il suo viso, nel frattempo, è cambiato lui, i suoi occhi, le sue mani unte di olio, sorride.
Che ti ha fatto la vita povero ragazzo? Di chi è la colpa del tuo ridurti così? Eri uno straccio quando sei venuto qui, dopo due ore sembri tornato da una lezione di vita.
Sono contento, io. Povero illuso che crede ancora nella frittura taumaturgica. Ma mi vengono le lacrime agli occhi quando penso che basterebbe poco, oh sì, quanto poco servirebbe per far vivere felicemente questa gioventù.
La loro tavolata parla e ride, sono contenti.
Io giro la testa e guardo fuori, il mio caro mare. Pieno di morti ammazzati è un Adriatico che non sa più parlare, dopo la seconda guerra mondiale. Ai nostri morti non basta certo una frittura gustata all’aperto.
Ma al ragazzo che nulla ha vissuto dell’orrore passato, dovrebbe bastare.
Ti ringrazio Fulvy per il profondo e prezioso pensiero!
A tal proposito condivido un aforisma che avevo scritto qualche tempo fa
e che si collega molto bene con il tuo discorso:
“Una voce che grida nel deserto è forte e chiara,
come le gocce d’acqua che gocciolano lentamente
da una fontana nel cuore di una notte stellata d’agosto.
Un’altra voce invece,
che urla tra miliardi di persone che parlano incessantemente,
è come il fruscio di una singola foglia nel bel mezzo di una bufera.”
Per trovare qualcosa bisogna sapere cosa cercare. Oggi nessuno è felice. Sono troppe le cose che abbiamo a portata di mano. È quasi possibile avere tutto. Ed è proprio questo, il problema. Nello stormo di uccelli in formazione, il rapace non riesce a catturare la sua preda. Vedendone troppi, non ne vede nessuno. La mandria di bufali in corsa destabilizza la leonessa che, confusa da quell’abbondanza, non ce la fa ad isolare un solo elemento e resta a bocca asciutta. Lo squalo preferisce la sua vittima isolata, non l’enorme banco di pesci che si muove compatto e danzante, ubriacando i suoi sensi. Così, l’uomo. Ubriacato da tale abbondanza non riesce a concentrarsi su nessun bersaglio. Perdendo di vista il suo obiettivo. Un ricordo in Egitto, tanti anni fa. Una povertà quasi assoluta di un villaggio nel deserto. Una bambina ci viene incontro, impolverata e sorridente. Non ci sono ricchezze nella sua famiglia. I fori delle sue orecchie non portano orecchini ma un semplice filo di lana colorata che abbellisce il suo già splendido viso. La sua giornata è bella, oggi. Degli stranieri sono passati di là e lei è felice di aver visto qualcosa di nuovo.
” Quando l’uomo accetta la sua piccolezza, solo allora, può iniziare a vedere in grande. ”
Giorgio Giasir
07/04/2019
” La società globalizzata odierna è come un uomo molto anziano che cerca tra un mucchio di cose…
Indaffaratissimo continua la sua ricerca in modo affannoso e sfibrante.
Ma se gli domandi che cosa stia cercando non ti sa più rispondere perché lo ha dimenticato.
Nonostante ciò continua imperterrito la sua ricerca, perché ha troppa paura di fermarsi a pensare:
Ormai continuare a cercare è l’unica cosa che riesce a fare. ”
Giorgio Giasir
07/09/2018