In questa pagina: aforismi, frasi e riflessioni.
All’imbrunire sulla battigia le idee prendono la loro forma più tangibile.
Dunque se vi siete incamminati sulla battigia ed avete voglia
di lasciare la vostra impronta su questa sabbia,
potete aggiungere il vostro pensiero nei commenti,
e i vostri aforismi o le riflessioni più belle e che ben si sposano
con la brezza di questa battigia,
entreranno a far parte della battigia del naufrago!
(*) Per aggiungere il vostro pensiero, scorrere tutti i commenti fino a toccare il fondale della pagina.
198 COMMENTI
quando un giorno il pianeta ci rigetterà, non andrà a vedere né il PIL, né il bilancio economico di alcuna impresa. L’economia è solo un buon metodo per giustificare il nostro desiderio di supremazia su tutto quello che esiste.
Giorgio Giasir
08/09/2020
Bella riflessione, Giorgio. È l’uomo, con la sua fame di vita, fame fame fame, che divora tutto, tutto, vuole tutto. Non gli basta più solo esistere. Il potere ha sostituito il suo bisogno assoluto di vivere. È un “di più “, più potere, più soldi, più illusione…Vuole vivere, l’uomo. A tutti i costi. Sempre. Per sempre.
Bravo Fulvy, esattamente: cito “Non di solo pane vive l’uomo” e mi permetto di aggiungere: ” non di solo potere vive l’uomo, non di solo saldo vive l’uomo”. La fame di vita è sacrosanta, quel che dovrebbe essere rivalutato nuovamente e ripetutamente è: cosa vuol dire vivere? Cosa è la vita? Domande a cui ognuno, nel suo piccolo, dovrebbe saper dare una risposta. La vita è gratuita sì, ma prevede delle regole, diversamente si paga, con la vita stessa, con la morte, fisica o spirituale che sia…
Una civiltà in cui la tecnologia cresce a dismisura, mentre la cultura rimane statica, è una civiltà vichinga.
Quando lo senti dentro, che c’è qualcosa su cui non vuoi tacere, qualcosa da esprimere, qualcosa che non può scendere giù e dissolversi nel silenzio interiore, quando lo senti pulsare sulla pelle in forma di piccole gocce di sudore freddo “vibrante”, non farlo tacere ma esprimilo… Prendi un foglio, prenditi del tempo ed esprimilo. E sta attento a quello che hai espresso, medita, raffina, separa la rabbia ed il sangue delle ferite dall’ineffabile sostanza della pura giustizia e riscrivi quel che hai pensato. perché il pensiero vola, e deve essere libero di volare sopra il cielo e le stelle, ma la sua essenza più profonda, il suo distillato, deve impregnare le pagine della nostra vita, dei nostri ricordi, e deve dare attraverso uno scritto “raffinato”, le ali ai piccoli novelli viaggiatori già lì pronti a spiegare le le loro ali nei cieli ancora inesplorati. Non ammazziamo tutto, in pulviscolo di frasi già lì pronte da sfornare in ogni occorrenza ma raffiniamo quel che possiamo, elaboriamo astutamente ciò che sentiamo che debba trapelare sulla carta e nella voce, di quel che abbiamo vissuto e abbiamo fatto nostro.
Voglio leggere questo: Voglio leggere vita che genera vita.
Grazie a chi lo fa!
Grazie a chi vuole far volare più in alto l’uomo e l’umanità intera.
Giorgio Giasir
03/09/2020
“I libri sono fiori che crescono dentro l’anima, innaffiali con la tua vita e li vedrai sbocciare in storie incredibili.”
Oggi è sabato. Un agosto con vento fortissimo di bora mi impedisce di andare al mare. Opto per una capatina oltre confine, in Slovenia. Qualche spesa per ortaggi biologici e tartufo nero estivo, e mezzogiorno arriva in un attimo. Languorino e pensieri. Non siamo stati da queste parti, a novembre? Sì, la classica “osmiza “, ritrovo carsico lungo il confine, dove due volte l’anno si può mangiare, bevendo il vino delle campagne limitrofe. Eccola. È chiusa, adesso. Il periodo è finito, se ne riparla l’ultima settimana di ottobre. Sotto al bel portico ombreggiato della casa, però, scorgo un uomo e una donna seduti al tavolo. Scendo quindi dalla macchina per informazioni e noto che i proprietari, sulla sessantina, marito e moglie, puliscono grandi mazzi di prezzemolo. La signora mi sorride, buongiorno! Sì! Potete mangiare affettati o uova strapazzate, sa, è chiuso e la cucina la apriamo a San Martino. Chiedo del prezzemolo…. una bella macchia verde brillante sul tavolo di legno grezzo. Profumo. Ombra. Vento caldo smorzato dal muro del portico. Gente cordiale. Un sorriso aperto sul bel volto di donna energica, lavoratrice, un buon frutto aspro ma dolce allo stesso tempo. Il prezzemolo serve per fare le melanzane. Il marito mi sorride timidamente, un bell’uomo un po’ più anziano, abbronzato e quasi imbarazzato a farsi “beccare” lì con la sua donna, ad aiutarla in quel lavoro da massaia, lui che – si capisce dal colore della sua pelle cotta dal sole – è abituato a starsene nella vigna dove le sue grandi mani si sentono a loro agio, più che in quel lavoretto da cinesino al telaio. Vada per le uova e i salumi. Il pane è fatto in casa, la donna si affretta a prepararci il pranzo inaspettato e ci godiamo l’attesa. Tutto è selvaggio, qui. Il nostro carso, come quello sloveno, ci regala una natura ancora primordiale coi i suoi sassi bianchi di calcare, le sue roverelle tanto schive da non voler esser chiamate querce, le sue case di pietra ancora in piedi. Tutto ci ricorda i tempi lontani, l’origine del nostro popolo, la nostra terra. Dopo mangiato facciamo due chiacchiere con la padrona di casa, che in assenza di turisti si concede una pausa e parliamo delle nostre vite. Si stava meglio prima? O è meglio una società senza il comunismo? La donna accetta volentieri la domanda sulla ex Jugoslavia dove, dice, non avevano metodi di paragone e sembrava che tutto funzionasse. Ma non era proprio così. Lei e il marito avevano sempre lavorato molto e risparmiato i soldi per un’automobile. Però al momento giusto…di automobili non ce n’erano. I negozi erano vuoti di beni, di merce, di tutto. Non si trovava nulla. Oggi i negozi sono pieni di ogni ben di Dio ma i soldi….non ci sono. Poi si toglie un sassolino dalla scarpa e inizia a raccontare la storia di una ragazza serba, roba di 40 anni fa, che è partita da casa con una busta di nylon con dentro pochi stracci e si è stabilita lì. Sfruttando le leggi di allora, che agevolavano le mescolanze etniche del territorio nazionale jugoslavo, la ragazza aveva ottenuto subito un appartamento, ha trovato immediatamente un marito e ha fatto un figlio, tutto questo in soli 12 mesi. Poi, con la caduta del regime, hanno venduto la casa, e con un piccolo credito della banca, a tasso zero, ne hanno comprato una più grande, poi la macchina, poi altre agevolazioni, insomma mille impicci uno sull’altro, e oggi che la serba vive sola, ha venduto la casa qui per andarsene in città, dove ci sono i negozi, i servizi e tutto! E io? In 40 anni sono sempre qui, a lavorare sempre, senza l’aiuto di nessuno….Io e mio marito abbiamo sempre lavorato tanto, sa? E ancora oggi, lo facciamo per poter aggiungere qualcosa alle nostre misere pensioni. Ma l’importante è stare bene, e in pace…. Ora devo andare in cucina….le patate bollite sono cotte e mio marito le porta ai porcellini che ne vanno matti!
Sorridendo se ne va; è già sparito il suo rancore, il piccolo sfogo umano di un’ingiustizia subita; lei lo sa che la sua vita è stata giusta, perfetta per lei, per le sfide che ha accettato e superato e si vede. Lo vedo anch’io. Nei suoi occhi, in quelli del suo compagno. Hanno costruito una vita assieme, ci hanno messo tanto impegno, lavoro, dedizione, amore. La “serba” oggi è ricca ma sola. Una diversa visione della vita, sicuramente perdente. L’immagine serena di quella coppia matura, invece, all’ombra dolce del loro portico, a pulire assieme il verde prezzemolo appena colto dal proprio orto parlava da sè. Dicendo a tutti: ce l’abbiamo fatta!