In questa pagina: aforismi, frasi e riflessioni.
All’imbrunire sulla battigia le idee prendono la loro forma più tangibile.
Dunque se vi siete incamminati sulla battigia ed avete voglia
di lasciare la vostra impronta su questa sabbia,
potete aggiungere il vostro pensiero nei commenti,
e i vostri aforismi o le riflessioni più belle e che ben si sposano
con la brezza di questa battigia,
entreranno a far parte della battigia del naufrago!
(*) Per aggiungere il vostro pensiero, scorrere tutti i commenti fino a toccare il fondale della pagina.
198 COMMENTI
Pensa positivo. Medita. Sorridi alla vita, e sii grato. Mal che vada cosa ci perdi?! Un muso lungo?
Ben detto Mari! 🙂
??
Il web è comodo, fastidioso, utile, dannoso. Un sacco di cose racchiuse nei pochi centimetri di un contenitore di plastica. Fa piacere, però, ogni tanto, tuffarsi in quel mare di ricordi, dati, appunti e nomi buttati qua e là. Così Angela perde un po’ di tempo a cercare qualcosa, non lo sa neppure lei che cosa, tanto per passare qualche ora in pieno relax e senza obblighi. Qualche nome le affiora in testa, sulle sue frequentazioni giovanili, la scuola. Come si chiamava la mia compagna di banco? E quella famosa, ganza, super esperta….E la matta, la rockettara? Il figo e quella che gli moriva dietro…. Alessandra? Boh… non ricordo più… ah! Guarda qui! ….Ma vedi te…. questo è diventato un artista, un pittore… chi l’avrebbe mai detto. Su Facebook la gente si spoglia, si mette a nudo, dice tutto di sè, quello che fa o che vorrebbe fare, quello che vuol far credere, e crederci. Qualcuno però non c’è mai, non si trova. Meglio, pensa lei, forse un po’ di riservatezza non guasta, in questi tempi di grande apparenza. Peccato, però. C’è sempre qualche persona che vorrei ritrovare. Vorrei vedere come è cambiato, cosa fa, se vive qui o all’estero, se è vivo….
Ma Seo non c’è. E non si trova neppure Paolo, Eleonora, Elisabetta. Peccato. Angela ci riprova tante volte, con lentezza, ogni tanto, forse una volta o due l’anno, giusto per non lasciar perdere la ricerca, disinteressata, di chi ha vissuto assieme a lei qualche anno di vita. Ricordi condivisi. Ma quali? Lei era timida. Seo l’aveva notata. Ogni tanto, con leggerezza, la tormentava un po’. Poche cose, stupide, timide, innocue, infantili. A 13 anni basta battere con il piede la seggiola di lei, nel banco davanti, e farla innervosire. Si accorgerà di lui, questo è sicuro. Ma Angela non lo guarda con attenzione, lo vede un compagno di classe, particolare, con carattere, biondo e con un gran nasone. Sembra un leone, Seo, con una gran testa di folti riccioli chiari da pecora spettinata. I suoi occhi azzurri un po’ tristi contrastano con le sue movenze sicure, da piccolo uomo, che Angela ancora non apprezza, nè osserva con particolare interesse. Ma i mesi corrono e qualcosa nell’aria cambia. La mattina dell’ultimo giorno di scuola lei esce in ritardo dalla classe e si ferma alla fermata del bus per tornare a casa.
Non c’è più nessuno, gli altri scolari sono già andati via e lei aspetta da sola in strada.
Nello scrutare lontano, laggiù, l’autobus prima o poi arriverà, i suoi occhi vedono Seo. Dietro un angolo la spia, la osserva, aspetta che esca da scuola. Ma che ci fa, lì? Si chiede Angela guardandolo: e capisce. Seo non è andato a casa ma ha aspettato lei, per vederla uscire, un’ultima volta. I cinquanta metri che li separano si dilatano improvvisamente in tutte le direzioni, spariscono i palazzi, la strada, la scuola, le macchine, la fermata del bus. Rimane lei, in piedi e immobile. Rimane lui, dietro un muro a guardarla. Seo, appena si accorge che Angela lo ha scoperto, si nasconde. Dietro l’angolo, rosso di vergogna, che farà? Niente. Aspetta che lei salga sull’autobus e sparisca al più presto, togliendolo dall’imbarazzo. Quante volte ci ha pensato, Angela, a quella scena. Inaspettata, rivelatrice, l’occasione impacciata di lui: l’ultimo giorno di scuola. Perché? Non ha avuto il coraggio di parlarmi mai, da ottobre a giugno, solo qualche piccolo dispetto, un’occhiata furtiva, e oggi? Che gli sarà successo? Gli mancherò quest’estate? Quel giorno si è sentita diversa. Salita sul bus è rimasta in fondo alla vettura, guardando dietro, per vedere se lui se ne usciva dal suo angolo privato, ma il punto di osservazione scomparve prestissimo, non lo vide più, lasciandola con i suoi nuovi pensieri. Una sorpresa, quindi. Come oggi. Un venerdì di ottobre. Nuvoloni scuri nel cielo chiedono introspezione, così Angela picchietta la tastiera. Oggi è un venerdì di ottobre, il cielo è scuro e chiede attenzione. Tanta. E lei lo trova. Lo shock è un attimo, difficile da accettare e sorprendente nella velocità della videata. Il web non mente. Quell’uomo ritrovato è lui. È Seo. Non vive qui, ha cambiato la sua vita con una scelta coraggiosa. Chissà quale strada ha percorso quel ricciuto ragazzino biondo dal gran nasone e dai tristi occhi azzurri. Angela non lo può sapere e non lo ha più visto per 40 lunghi anni. Lo sente parlare nei video di YouTube, e riscopre la dolcezza del suo viso, l’espressione sicura e ferma, la piega della bocca nel pronunciare le parole Dio, Vergine Maria, Figlio. Che cosa è accaduto, Seo? Sei diventato un frate, un uomo di chiesa, e io lo scopro solo oggi, dopo tanto pensare a quel mattino di giugno, a scuola chiusa, io e te da soli.
Grazie Fulvy, grazie per riuscire a farci volare in questi luoghi fuori dal tempo, immagini e scenari degni dei migliori registri, scenografi , magari anche disegnatori d’animazione. Immagini scolpite, come solo lo spirito libero e umano può descrivere. Grazie di questo dono incommensurabile che ci regali qui, a tutti noi, lettori in brezza di mare. Buon tutti i Santi caro Fulvy! 🙂
Non sei tu. Non sono io. La nostra pelle, il viso, i muscoli, le ossa. Dove sono finiti quei due ragazzi? Due atleti, splendidi, lei, lui. Ricordo a vent’anni, quella gita in montagna. Zaino in spalla, calzoni corti e calzettoni. Un mito le tue gambe, uno spettacolo indimenticabile per chi le ammirava con stupore. Coscia scolpita e polpaccio alto in uno scattante insieme da antilope. A distanza di qualche lustro, la proprietaria dell’albergo si ricorda ancora di te…Buongiorno, sì si mi ricordo di voi, sono passati tanti anni, c’era quella ragazza con quelle bellissime gambe….Certo, io le vedo ancora oggi. Sono le stesse, sei tu. Ma allo stesso tempo, non è vero. Penso a quei film di fantascienza, dove il tempo viene invertito e la sceneggiatura di fantasia si dipana tra salti temporali impossibili. Prima…dopo…. vecchio….giovane…Un vero casino. E mi fermo a pensare, su di me, più che su di te. Mi guardo allo specchio e non mi riconosco, anche se la mia altezza è la stessa, il peso pure, le mie mani, le braccia, sono quelle? Quello specchio non perdona ma il mio cervello vede un’altra realtà. Ti desidero ancora, e anche tu. Tu non vedi la mia immagine riflessa: vedi me. Una allucinazione. È l’amore. Il miracolo umano che cambia la realtà, sempre in meglio. Incredibile e potente. L’amore. Consente ad entrambi di vedere il meglio, l’originale. Non mi accorgo del tempo passato su di te, ma solo del tempo che ha cambiato me. E per te è lo stesso. Ti guardi e ti critichi, ma quando osservi il mio corpo e il mio viso, ti vedo, mi guardi come sempre, con l’amore dei 20 anni.
“La ragazza dei tuoi sogni” ❤️
Sì! Ciao Mari!!
Splendida risposta Fulvy, vedendo tutto da una prospettiva diversa e inesplorata, che dà un ulteriore senso alla bellezza della vita. Grazie
Tramonto. Sono appena le 19.30. Il cielo è ancora chiaro ma è ora, per qualcuno, di andare a dormire. D’estate le cornacchie scendono a quest’ora in città. Dalla collina volano verso le case per andarsene a riposare, chissà dove. Ogni sera, la stessa fantastica scena. Gruppi di 10-15 uccelli grigio-neri planano verso il centro città, riuniti da un misterioso richiamo. Ogni sera, sempre alla stessa ora, passano sulla mia testa per il loro rito. Qualche esemplare, ad un certo punto, comincia a “dar di matto”. Si attorciglia su se stesso, fa una finta, sembra arrestarsi nel volo, emette un grido rauco, e parte all’attacco. Punta un compagno, in volo nel gruppo, e lo istiga al gioco, lo pungola, lo provoca, lo insegue, e l’altro ci sta, lo sfugge e lo insegue, fa una picchiata improvvisa, una risalita, e la cornacchia leader si lascia cadere, esegue un giro della morte perfetto, da aeronautica militare. Poi si calmano, ad ali spiegate riprendono la rotta e scendono, calme, soddisfatte. Dopo neppure un minuto arriva un altro gruppo, stessa scena, evoluzioni ripetute, versi gracchianti per sollecitare un compagno, dài sbrigati è ora….sono qui…. Eccolo, lo vedo, il leader. Vola verso il basso come se niente fosse, ma è attentissimo al suo bisogno di gioco, di socialità, di vita. Punta il suo compagno, chissà se è sempre lo stesso, o magari uno diverso ogni volta…. Il gioco, il gioco, ….indispensabile alla socialità, alla vita. Questo si ferma quasi, in volo, rallenta per aspettare l’altro che capisce, ci sta, lo provoca planando e, di colpo, sterzare all’improvviso. Tutto cambia in quel volo di gruppo, più esemplari si scontrano apposta senza farsi male, godono di quell’attimo unico, il solo che io possa vedere in ogni singola giornata, il momento magico della sera. È passato un altro giorno in sicurezza, sono vivi, felici, festeggiano la fine delle 24 ore sul pianeta, domani si vedrà.
E io? Voglio rivedere questo gioco, ancora? Sì, Giorgio. Anch’io lo voglio rivedere ancora, e ancora, e ancora. Per sempre.