In questa pagina: aforismi, frasi e riflessioni.
All’imbrunire sulla battigia le idee prendono la loro forma più tangibile.
Dunque se vi siete incamminati sulla battigia ed avete voglia
di lasciare la vostra impronta su questa sabbia,
potete aggiungere il vostro pensiero nei commenti,
e i vostri aforismi o le riflessioni più belle e che ben si sposano
con la brezza di questa battigia,
entreranno a far parte della battigia del naufrago!
(*) Per aggiungere il vostro pensiero, scorrere tutti i commenti fino a toccare il fondale della pagina.
198 COMMENTI
Gli occhi.
Ti vedo la prima volta, secoli fa. Il lavoro della fattoria è pesante, ma tu non ci fai caso. Bella e pura, infagottata nei tuoi caldi abiti un po’ datati, te ne freghi dell’aspetto, e fai bene. Sei simpatica, Ksenia, e dolce. Con i tuoi stivali di gomma, con i fili di fieno impigliati qui e là. Ogni tanto vengo da te, a comprare i prodotti, ci sei, non ci sei, vai nell’orto, nella stalla, non so. Cerco i tuoi occhi, più dolci del miele, e divento triste se non ti vedo.
La bocca.
Un giorno arrivo da te, e la sorpresa che vedo è un pugno nello stomaco. Sei seduta in una sedia a rotelle e le tue splendide labbra cominciano a spiegare. “Sono caduta giù dal fienile “. E il tuo sorriso disarmante mi accoglie così, quasi a volersi scusare, quasi a dirmi “mi dispiace farti questo, ho sbagliato, spero di camminare di nuovo…”. Lo fai, infatti. Sei forte, Ksenia, sei grande, sei bella.
Lo sguardo.
Ogni volta è diverso, più pieno, più dolce. Mi immergo nel tuo verde, nella profondità del tuo essere femmina. Mi disarmi, mi togli tutta la mia aggressività, la mia durezza. Parlami. Ti interrogo sul presente, sul futuro, e tu, tu con la tua voce profonda, il tono grave, ma pacato, mi rispondi a tono, intelligente e matura, soddisfi i miei perché. E ti sento vicina.
I tuoi occhi, la tua bocca, sorridimi.
Una volta ho letto che il sorriso di una donna è una promessa di Ascesi, un sorriso di evasione che l’uomo non ha. Ma deve lottare per raggiungere quello stato di liberazione e la donna glielo ricorda sempre, col suo sorriso che arriva dall’anima, che lo accoglie, lo rassicura, lo calma.
I tuoi capelli.
Li raccogli dietro, per comodità, per abitudine, per lontananza dal vezzo, per modestia, perchè semplicemente Ksenia. Ma vorrei scioglierteli, splendida e antica perla, imbarazzarti e farti arrossire, con un gesto improvviso e dolce, di amore. Ti vorrei stringere a me, nascosta nel tuo spesso maglione fatto a mano, e sussurrarti piano quanto sei vera. Sei un fiore selvaggio, anima pura e forte. Non ti fa paura la vita, il lavoro, la società così lontana dal tuo mondo. Selvatica. Potrei incontrarti nei boschi del mondo, dovunque, saresti tu.
Non cambiare Ksenia. Mai.
Sei nata. Oggi è primavera e le tue guance di pesca sono ancora più belle, di velluto . Non è un caso che io stia leggendo alcuni pensieri meravigliosi sulla scuola possibile , in un futuro d’amore. I filosofi del ‘900 sapevano leggere il passato ed il futuro, e le loro idee costruivano palazzi di sapienza. È quello che vorrei per te, fiore bellissimo appena sbocciato. Una scuola che ti educhi alla vita, che ti riconduca alla sorgente, che ti riveli te stessa, il tuo vero io, con amore. Trovare un Maestro per te, ecco cosa vorrei. Una porta aperta che ti lasci rivelare la tua piccola vita, il tuo piccolo mondo, la tua piccola anima. Un Maestro che ti corregga gli errori con calma e sorrisi, che ti faccia vibrare ed esprimere quello che senti. Che ti faccia raccontare chi sei, che ti agevoli nell’aprirti, nel difficile compito di schiudere la tua anima infantile . Solo così il Maestro potrà aiutarti ad espandere il tuo essere nella vita. Un Maestro che rassereni la tua anima, una scuola che guarisca le piccole piaghe della famiglia e della società. Una scuola che ti faccia dimenticare quello che di brutto hai visto o subito, che ti allontani e ti riposi dalle negatività sempre presenti, torbide e burrascose. Deve facilitare la risoluzione dei conflitti interiori che la timidezza dell’infanzia, l’incertezza o la difficoltà di espressione trasformano spesso in invalicabili montagne. Una scuola che avvicini il Maestro all’alunno, lo conosca, lo comprenda, ne studi le reazioni, lo prepari alla vita, a pensare bene, a sentire rettamente, ad agire lealmente. Vorrei una scuola che abbia bisogno di te, che ti faccia vivere per lei, che ti faccia sentire orgogliosa di parteciparvi con fierezza. Che ti insegni dolcemente l’importanza della pulizia, dell’ordine della classe, della manutenzione del materiale scolastico. Che ti induca , assieme ai tuoi compagni, a fornire, procurare, ordinare da voi stessi il materiale scolastico, foglie, rami, pietre, fiori, insomma tutto quello che offre la natura e che può essere utilizzato in classe senza provocare lo sdegno o l’ilarità di nessuno. Ecco, dal caos di oggi ti vorrei togliere, piccola mia. Dal trambusto della Macchina, dalla scienza già morta, da questo rimestio progressivo, dalla convulsione, da questa vita anarchica, senza ideale, brutalmente squallida, paurosamente vuota. Ecco, piccina mia, quello che vorrei per te. Il mio regalo per la tua splendida nascita può essere uno soltanto: il mio sogno.
Grazie Fulvy: che la cultura possa risorgere dunque! Confidiamo nel ritorno dei Maestri. Su questo tuo scritto ti invito a riascoltare il testo di una canzone agli occhi dei tanti non impegnativa o decisamente ricreativa, ma che tra le righe del testo sintetico e minimalista racchiude il dramma del nostro presente: https://www.youtube.com/watch?v=Q7NjUxGMv7Y
Bravo Giorgio! Abbiamo veramente bisogno di imparare di nuovo ad ascoltare, a vedere, a pensare.
Mi ricordo l’impresa di Vincenzo Muccioli. Sono sempre stato d’accordo sulla sua idea, ma ho seguito la storia di San Patrignano solo ogni tanto, notizie qua e là, dai giornali o dalla tv. Fortunatamente non ho mai avuto contatto con “quella merda”, non l’ho neppure mai vista e nessuno che conosco di persona ne ha fatto mai uso. So perfettamente però che è una maledetta faccenda moderna e oggi più che mai andrebbe combattuta in tutti i modi. Non vedo però una volontà in tal senso, anzi. Sentir parlare di liberalizzazione mi fa accapponare la pelle, e Muccioli era contrario a qualsiasi concessione: provare il desiderio anche solo di uno spinello ti fa iniziare una discesa.
Finisco ora di leggere lo splendido resoconto di Giorgio Gandola, 95 semplici pagine intitolate “Tutto in un abbraccio”. Un mondo che va letto, pensato, divulgato, discusso e condiviso il più possibile. 26.000 ragazzi tornati, fino ad oggi, alla vita. Con sforzi e dolori infiniti, aiutati da persone straordinarie, che sanno insegnare i valori che ci fanno crescere e andare avanti. I dati impressionanti delle casistiche. Le giovani larve umane che tornano lentamente a vivere. I genitori che pur di salvare i propri figli sono disposti a non vederli più. Gli anziani artigiani in pensione che offrono ai ragazzi la sapienza del loro mestiere, il creare qualcosa per sentirsi vivi. Lavoro e rispetto per se stessi. Regola. Disciplina. Amore. Gli ex tossici che aiutano i nuovi arrivati, gli unici a sapere veramente quello che si prova. Un gioco? Niente affatto. Ci vogliono quattro lunghi anni per riuscire a dire “sono libero”. 1.460 giorni. Se provassimo a fare il count down oggi… sarebbe un tempo interminabile. Sono tanti, quattro anni. Ciò vuol dire tanta voglia di tornare a vivere e non sbagliare più, non ricascarci, per sempre. Un sogno, possibile. A chi ci ha creduto, agli educatori, ai finanziatori. È rivoltante scoprire che gli inizi di quella avventura furono ostacolati in tutti i modi. Dalla politica, dalle istituzioni, dalla chiesa. Riconoscere il successo di quella titanica macchina guaritrice sarebbe stato riconoscere il fallimento della società italiana tutta. In Italia non mancano le idee, nè i soldi. Allo Stato manca il cuore. La passione del singolo, la sua umanità, il suo “mettersi a disposizione” quando serve, dovrebbe venire riconosciuto dai Vertici, di qualsiasi colore. Non contrastato, combattuto, censurato. Oggi, piano piano, si comincia a riconoscere l’importanza di quel progetto, ma può essere tardi. Le nuove droghe hanno già spazzato via le vecchie abitudini, la vecchia classica “pera”. L’eroina, però, pur minando seriamente il fisico e la psiche del soggetto, consentiva un, sia pur lungo e dolorosissimo, recupero. Le nuove droghe, sintetiche, facili, economiche, sono invece devastanti perchè intaccano in modo permanente il cervello. La psichiatria accompagna spessissimo il tossico odierno e San Patrignano non accetta – come è ovvio – i tossicodipendenti psichiatrici. Il recupero della persona sarebbe, infatti, impossibile e la comunità tutta perderebbe quell’equilibrio interno tanto faticosamente raggiunto.
La mancata lungimiranza della politica, della chiesa, delle istituzioni, ha lasciato aperte le porte dello sballo e accompagnato i nostri giovani verso un abisso ancora più profondo, buio, senza ritorno.
C’è un cuore in questo Stato?
Desidero un cuore accanto a me, in un mio vicino e un altro ancora… Una società fondata sullo spirito, sulle idee, sulle emozioni dell’uomo, quelle che sono frutto dell’impegno, di anima offerta all’altro. Quanta gioia in quei successi, quanto cuore crescente! Io desidero un cuore in me, e nel mio vicino e così via… Senza distinzioni, senza confini, ma sempre con uno scopo: quello di nutrire la bellezza, ed il cuore di chi interagisce con noi: Il cuore pulserà, se sarà così. Grazie Fulvy per aprire il nostro cuore con questi contenuti bellissimi!
Io non ho letto il libro, ma ho visto la serie tv. Anche io ho avuto la stessa sensazione per tutto il tempo. Perché non si fa qualcosa? Perché non esiste amore per il prossimo?! Mah.. grazie per questo pensiero Fulvietto
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Indifferenza, quanto sei brutta. Ti vedo dappertutto, sei ormai una piaga sociale. Tutti distratti, sciatti, pigri, alieni. Disillusi? Oppure impauriti, paralizzati pezzi di legno? Sorge il sole, ogni tanto, quando vedo qualcuno attento. Mi piace vivere “fuori”, e guardare il mondo per farmi sorprendere. Bello, bellissimo. Non partecipare, non fare il soggetto. Da spettatore è molto, molto meglio. Sono felice quando penso di aver capito qualcuno, o qualcosa, in anticipo. Senza fronzoli, con semplicità, con lucido istinto. E sono felice quando vedo che, anche se raramente, qualcuno fa lo stesso con me. Attenzione. Cura. Preziosissima, indispensabile, linfa vitale. Ti guardo e tu mi guardi. Mi ricorderai? Io ti ricorderò.
Creare reti di collegamento virtuale avendo diffuso le fondamenta di indifferenza sociale, è creare un enorme ragnatela, per dar la possibilità a qualsiasi tarantolone succhialinfa di camminare sui nostri cadaveri e spolpare fino all’ultima goccia di autenticità e bellezza intellettuale dai nostri corpi paralizzati. Quanta bellezza nell’evadere dalla ragnatela e stringere la mano al nostro vicino, ricordarlo, conoscerlo, viverlo. L’unico modo di uccidere la tarantola assassina e di creare una rete di legami umani, mano nella mano, pensiero in pensiero: capirsi, conoscersi, vivere nel mondo umano e naturale.
Grazie Fulvy!
•Splendi e và nella direzione dei tuoi sogni senza fermarti mai. Cammina sempre con perseveranza e supera gli ostacoli con il sorriso sulle labbra. Conquista quello che desideri con grande determinazione e con gli occhi che brillano•
Grazie Vero per questo pensiero motivazionale! ??