In questa pagina: aforismi, frasi e riflessioni.
All’imbrunire sulla battigia le idee prendono la loro forma più tangibile.
Dunque se vi siete incamminati sulla battigia ed avete voglia
di lasciare la vostra impronta su questa sabbia,
potete aggiungere il vostro pensiero nei commenti,
e i vostri aforismi o le riflessioni più belle e che ben si sposano
con la brezza di questa battigia,
entreranno a far parte della battigia del naufrago!
(*) Per aggiungere il vostro pensiero, scorrere tutti i commenti fino a toccare il fondale della pagina.
198 COMMENTI
Sono qui. In piazza. A manifestare per il nostro diritto, il tuo e il mio, a muoverci liberamente, nella nostra città, nel nostro paese. Alla mia età, scopro altre persone come me, a manifestare, urlare la grande parola che ci è stata rubata: “libertà”.
Siamo la fascia di mezzo, quelli che hanno lavorato, sempre, per decenni. Non giovani , non vecchi. Sì, questo Paese, tanto amato e tanto odiato, l’abbiamo costruito noi. E adesso? Veniamo puniti, massacrati. Ci tolgono il diritto di parlare, di vederci, di amarci. Dove sono i giovani? Al bar. I locali sono pieni. Solo giovani, col bicchiere in mano. Bevono. Ridono, parlano di social, di alcol, senza nemmeno accorgersi di quello che sta accadendo. Noi, a cinquanta metri di distanza, in piazza. Battiamo le mani, lottiamo per noi, per loro, per la Costituzione calpestata, per i diritti negati ma con tanta fatica conquistati. La lotta? Dove sono i partigiani, i proletari, i sindacati? Non c’è nessuno. Siamo noi gli ultimi senza voce, quelli che hanno capito, che non mollano, quelli senza bandiera politica. Sento, dietro di me, commenti a voce alta, di assenso, di amore, di cultura appresa, nei confronti dell’oratore sul palco. Sì, sento frasi belle, esclamazioni di un sapere raggiunto, consapevolezza recente, voluta. Mi giro. Quattro esseri umani un po’ diversi da me. Strani? Solo con qualche lieve handicap. Ma non cognitivo. Anzi. Mi faccio virtualmente abbracciare dal loro entusiasmo, dal loro tono esclamativo e convincente, dal battito delle loro mani. Dalla loro purezza. Loro , sì, sono qui con me. Con gli altri come me. Quelli che sperano ancora, che si sono informati, che non vogliono il “pezzo di carta” , il lasciapassare, per andare a mangiare una pizza, andare a prendersi una cioccolata calda con gli amici o i genitori all’interno di uno storico caffè cittadino, magari in un freddo pomeriggio di dicembre. Non ci sono i giovani, qui. Nè ieri, nè oggi. Li abbiamo attesi, invano. Gli universitari, i liceali, dove sono le sardine, i movimenti studenteschi, gli operai? Non ci sono. In piazza ci siamo noi , e quei simpatici strani compagni di viaggio che sono qui anche per difendere voi, fortunati ragazzi al bar, che nulla sapete della diversità, della maturità, della vita.
Per poter avere un opinione, devi esserti almeno una volta nella vita “posto il problema” sennò eseguirai passivamente solo quello che ti hanno detto. E magari quello che ti è stato detto, ti è stato detto da qualcuno che ha sua volta non si è posto il problema, ma è solo stato pagato per farlo… Questo è il problema dei nuovi giovani, inesistenti, perché senza problemi, perché sanno che gli è stato detto così e a loro sta bene.
Grazie infinite Giorgio. Mi fai sentire meno solo.
La perfezione non possiede bellezza alcuna.
Giorgio Giasir 22/06/2021
Muore. Un calciatore sul campo di calcio, agli Europei. Muore. Giovane, atletico. È sano? Dovrebbe. I calciatori fruttano soldi, tanti. Quindi i medici sportivi, strapagati, li controllano. Qualcuno ipotizza: è stato vaccinato. Un effetto collaterale. Viene soccorso, rianimato sul campo erboso, ritorna alla vita. Carriera conclusa, ovviamente. Che succede? Si può rifiutare il farmaco iniettabile? Sembra non sia obbligatorio.
Obbligatorio
/ob·bli·ga·tò·rio/
aggettivo
1. Previsto e imposto per legge o da altre disposizioni normative (per lo più contrapposto a facoltativo ).
2. Nel diritto privato, del rapporto intercorrente tra due soggetti in cui uno è obbligato verso l’altro al compimento di una determinata prestazione.
Facoltativo
/fa·col·ta·tì·vo/
aggettivo
1. Non obbligatorio.
“esame f.”
2. Che concede, implica o riconosce un certo grado di autonomia.
“diritti f.”
Può fare opposizione a qualcosa un giocatore di calcio? Chi lo segue, lo consiglia, lo accompagna? I soldi, prima di tutto. E il defibrillatore a portata di mano.
Verità incontrastabile: i soldi! Nuovo Dio, nuovo sistema decisionale, su tutto. Spesso penso ai partigiani, spesso penso a chi è morto per donarci libertà, per donarci capacità decisionale, per darci la capacità di poter scegliere… Penso a quanto sarebbero (ò sono) inorriditi nel vederci così oggi: Noi tutti sottomessi e azzittiti, cani annuenti e slinguazzanti, ammaliati dalla sovranità monetaria.
Non è obbligatorio e ritengo sia giusto così. Siamo noi che secondo le nostre esperienze di vita, i nostri problemi, i nostri lavori decidiamo cosa fare. Io, con molta paura lo ammetto, l’ho fatto per me e per un grande senso del dovere che non mi abbandona mai. Ma condivido le ragioni di chi non lo vuole fare: i rischi ci sono. Un giocatore lo fa per poter continuare a giocare. Ma non è obbligato. Io l’ho fatto per riprendermi un pezzo di normalità. E se mi capitasse qualcosa ho detto a mio figlio che non importa. Lo fatto e lo rifarei.
Leggi “l’ho fatto……’
È invece Paola, adesso pare sia obbligatorio…
Si, sembra stia diventando così. Ma penso che ci si debba domandare il perché. Intanto io venerdì scorso ho fatto la terza dose. Felice di averla fatta. Le persone come me hanno bisogno che tutti lo facciano! Forse una delle risposte al perché di cui prima è anche questa.
P.s. comunque conosco persone che non lo hanno fatto e dicono che non lo faranno……ovviamente non posso frequentarle in ambienti chiusi. Però ne parliamo molto serenamente…….
Mi sfugge qualcosa? I vaccinati non possono frequentare i non vaccinati. Fatemi capire. Se con una immunizzazione non posso vivere, tanto vale rimanere distanti ma non rischiare effetti collaterali.
Si condivide tanto sui social, ma quello che mi rattrista è che non si condivide realmente più niente.
Sento parlare spesso del nostro debito pubblico, ma quasi mai del nostro debito ambientale.
Giorgio Giasir
18/05/2021
L’ambiente siamo noi. E il nostro debito, dal 2020, l’abbiamo appena iniziato a pagare.