In questa pagina: aforismi, frasi e riflessioni.
All’imbrunire sulla battigia le idee prendono la loro forma più tangibile.
Dunque se vi siete incamminati sulla battigia ed avete voglia
di lasciare la vostra impronta su questa sabbia,
potete aggiungere il vostro pensiero nei commenti,
e i vostri aforismi o le riflessioni più belle e che ben si sposano
con la brezza di questa battigia,
entreranno a far parte della battigia del naufrago!
(*) Per aggiungere il vostro pensiero, scorrere tutti i commenti fino a toccare il fondale della pagina.
198 COMMENTI
Che fai? Leggo le notizie. Politica? Sì, … diciamo di sì. Politica pura, oserei definirla. Parlano, parlano, parlano…. discorsi sul green, economie sostenibili, fuga dai combustibili fossili. Un mondo migliore, più pulito, dove far crescere i nostri figli. Nelle coltivazioni biologiche non si usano più veleni, ma coccinelle. Lo sapevi? Amiche dell’uomo, si nutrono dei parassiti delle piante. Davvero? Era tutto così semplice? Strano, non averci pensato prima. Sarebbe bastato un simpatico insetto portafortuna. Altro che fabbriche chimiche, esalazioni venefiche, morti sul lavoro, bambini malati. Stupidi. Che mondo tenero, facile, da mulino bianco. Una pacchia, per chi ci crede. Nel frattempo facciamo una bella guerra. Mascherata da pace. Torniamo indietro, è una questione di principio. Il prossimo inverno staremo al freddo, niente più gas dai dittatori. Le nostre industrie chiuderanno molto prima dell’arrivo della stagione fredda. Mancherà l’energia. Nessun problema. C’è il carbone, no? Il Botswana ne è pieno. L’Europa tutta si butta a capofitto. Tantissime richieste di carbone al Presidente africano, tale Masisi. Leggo che, incredibile vero?, Masisi è un ex attore come Zelenski, ha studiato in USA e fa parte del cosiddetto Partito Democratico. Davvero? Un altro attore? Ma stai scherzando? Dopo il nostro attore comico… altri due? Non ci credo! Credici, non è un segreto. Quindi, lasciami continuare, …. se capisco bene, l ‘Europa (su suggerimento d’oltreoceano) rifiuta il gas di un dittatore, manda armi ad un ex attore comico, ordina carbone ad un altro ex attore, stavolta di teatro, per carità, purchè “democratico” e non despota. Eh, certo, è tutta un’altra cosa. Anzi, finalmente qualcuno che pensa all’ambiente, agli animali. Pensa che ha vietato la caccia agli elefanti. Va’ là? Finalmente! Ah, no…. lasciami finire di leggere…. Be’, sì, in un primo momento l’ha abolita. Poi sembra che ne abbia, come dire…?, venduto i diritti a delle società statunitensi. Ma che stai dicendo? Leggo qui: le società acquirenti, dietro compenso, rilasciano la licenza di uccidere gli elefanti ai ricchi americani vogliosi di caccia grossa….
E questo sarebbe il green? La coccinella, noi con le case gelate a gennaio, la pace, la solidarietà? Te l’avevo detto che leggevo roba politica, qui non si scherza. Basta pagare. C’è tutto: un teatro, gli attori, gli spettatori. La sceneggiatura è già stata scritta da decenni, tenuta in un cassetto, si aspettava il momento giusto.
E oggi è il momento giusto. Sceglieremo il carbone come combustibile, l’aria tornerà irrespirabile. Ma siamo dotati di mascherine. Le coccinelle moriranno per l’inquinamento ma sulle ricche scrivanie di Washington faranno bella mostra i posacenere d’avorio del Botswana
È tutta una questione di mascherine, chi ha la mascherina migliore vince! Mi sono iscritto ad ingegneria tanti anni fa, con il sogno di lavorare nelle fonti rinnovabili, nell’ingegneria biologica/bio-sostenibile, nell’ingegneria del riciclo… Tutte cose morte prima ancora che respirassero: Non producono abbastanza utile, il guadagno si massimizza abbattendo costi e consumi, se le materie prime e la mano d’opera sottopagata costa poco, chi se ne frega dell’inquinamento, chi se ne frega della natura! L’importante è trovare la trovata del momento, e gli attori devono esser bravi eh, devono esser convincenti. Produciamo milioni di chili di polistirolo non riciclabile nell’industria alimentare per contenere cibo “bio”… Mi piange il cuore tutte le volte che, ogni due giorni saluto Ugo: il saccone di plastica che mi tocca buttare, pieno di oggetti di plastica che avrebbero potuto avere una seconda vita, ma che si affolla troppo rapidamente e i vassoi e le coppette riempiono gli spazi di casa in un batter d’occhio ed è impossibile potergli dare una seconda possibilità, ammenochè tu non voglia esser definito un “accattone” oppure un “sepolto in casa”… Tutto è il controsenso di tutto: è un film surrealista dove gli alieni sorseggiano porto osservando il tramonto sulla riviera di Lisbona, mentre gli esseri umani volano nel cielo marziano spruzzando gin tonic dalle narici. Nulla ha più senso, la logica nutre la tecnica e la tecnica fomenta solo realtà surreali oramai. Don’t look up, don’t look up! Gli attori sanno mantenere alta la suspence con le loro perfette mascherine ricamate minuziosamente per il ruolo dell’occorrenza, lo spettacolo deve continuare! Perché l’unico colossale regista deve rimanere soddisfatto dagli incassi, che devono “sbancare” le casse di questa abusata natura che ha ancora tanto da sganciare prima di autocombustionare assieme a noi e le nostre mascherine…
…a tutte noi, “Mamme mancate”, che abbiamo perso figli che non hanno mai visto la luce.
E che li abbiamo desiderati tanto, che abbiamo spesso tremato con uno stick in mano appena comprato in farmacia, con quella esitazione di chi non crede ai miracoli e ha paura di sperare.
Che abbiamo appoggiato la nostra mano in grembo quando quello stick, dopo mille negativi, è risultato positivo.
E si è sciolto sotto lacrime di gioia e di stupore.
Ed è finito dimenticato in bagno perché siamo corse a telefonare al mondo, per dirlo a tutti che finalmente il sogno era realtà!
…E sotto quelle stesse lacrime abbiamo poi seppellito i nostri figli nel cuore, quando in quell’ultima ecografia al posto del battito, abbiamo dovuto ascoltare il silenzio…
…per una volta…e per la seconda, a distanza di anni.
A tutte noi mamme tradite dal destino, che quando poi siamo tornate a casa, stordite e vuote, abbiamo subìto le pubblicità dei pannolini, e delle pappe, e dei sorrisi di mamme felici, ed ogni anno, ogni singolo anno, le pubblicità dei regali per la festa della mamma.
Noi, che poi non lo siamo mai diventate, mortificate anche dalla crudeltà del marketing.
A tutte noi che abbiamo vissuto la Via Crucis degli specialisti, le attese che non conoscono pazienza, la delusione che consuma.
E il vuoto della profonda rassegnazione a cui non potrai mai dare una spiegazione.
A tutte le mamme che con coraggio hanno preso la decisione di interrompere la gravidanza, per motivi di salute, di solitudine, di difficoltà economica, e hanno liberamente scelto di soffrire loro, piuttosto che veder soffrire il loro figlio, ed oltre a quella sofferenza, si sono trovate addosso anche il peso del giudizio di chi si arroga il diritto di criticare la realtà che non gli appartiene e che non potrà mai nemmeno comprendere!
Ma si fa presto a giudicare!
A tutte coloro, che come me, non sono poi riuscite per molto tempo a vedere film in cui si sentivano battiti di feti in grembo, che quei momenti non te li cancelli più di dosso, e quel silenzio in cui tutto è finito è un silenzio che fa ombra per sempre in un angolo del cuore.
E riemerge l’immagine di una stanza fredda di ospedale, il giorno dopo Natale, di un medico che cerca affannosamente quel suono scomparso nella tua pancia nuda, tuo marito che cerca con gli occhi avidi nel monitor senza avere il coraggio di guardarti, e tu…tu girata verso il muro non hai bisogno che ti si spieghi nulla, che hai già capito tutto e piangi in silenzio e vorresti morire con quel figlio a cui avevi già comprato le calzine di colore neutro e qualche pupazzetto, e che ti senti così sola al mondo nel provare ancora una volta, tutta quella sofferenza che non riesci a respirare.
Ma siamo forti e belle noi mamme “mancate”.
Sappiamo cadere e poi rialzarci!
Ridare senso alla nostra Vita!
Che non sono solo i figli a darti “il senso”!
E siamo brave a sorridere ancora, e ancora, e ancora.
E dare tanto, a chi tanto non possiede, anche se non per forza a un figlio.
Perché siamo Mamme dentro.
Svuotate di figli persi, ma piene di valori immensi, profondi, che molte “mamme vere” non possiedono.
Auguri a noi, mamme nel cuore, mamme per sempre di figli mai nati, donne realizzate, spesso di più di chi si realizza solo attraverso i figli.
Auguri anche a noi❤️
Grazie Sonia, per questa condivisione, piena di emozioni in ogni sua parola! 😌❤
❤️
Sì, auguri a te, Sonia. E a tutte le donne come te. Capaci di capolavori come i pensieri che sei riuscita ad esprimere così bene. Vorrei incontrare più spesso la tua lucidità, la tua pulizia, la tua umanità. Hai trattato un argomento forte senza paura e io sono, e sarò sempre, dalla tua parte.
Durante la nostra vita facciamo di tutto per quella manciata di emozioni, che poi dimentichiamo di vivere.
Nessun condottiero,
nessun idealista né sogno,
solo un infinità di impostori.
13/04/2022
Giorgio Giasir
La lingua italiana!? Questa sconosciuta. È primavera. Sto rileggendo delle riviste di giardinaggio degli anni passati. Su un numero del 2008 di Casa in Fiore si descrivono le primule. In particolare, la foglia.
Chiudiamo gli occhi e facciamoci leggere da qualcuno questa descrizione, talmente precisa che potremmo disegnarne la foglia esattamente, anche senza averla mai vista. Certo, i vocaboli difficili sono espressamente “botanici”, ma giustappunto servono per le descrizioni, altrimenti imprecise e tali da confondere una specie con un’altra.
“Lunghe fino a 15 centimetri, larghe fino a 6 cm, le foglie sono strettamente OBOVATE, crescono a livello del terreno allargandosi su questo ed impedendo ad altra vegetazione di emergere. Sono rugose, leggermente TOMENTOSE, con margine irregolare e dentato in modo approssimativo. Hanno un rachide centrale ben sviluppato, più evidente nella pagina inferiore”.
OBOVATO:
In botanica, di organo vegetale in cui la metà superiore sia più larga di quella inferiore, quindi con un profilo simile a quello di un uovo capovolto.
Origine
Der. di ovato, col pref. ob- •1836.
TOMENTO:
In botanica, insieme di peli più o meno lunghi, assai fitti e talvolta intrecciati, che ricopre la superficie di foglie, rami, semi.
Origine
Dal lat. tomentum ‘peluria’ •prima del 1826).
Alzo lo sguardo e penso. Quanta ricchezza ci stiamo perdendo? La pochezza lessicale degli ultimi tempi è angosciante. Tra messaggistica e giochi in TV l’ignoranza la fa da padrona e siamo sempre più poveri. Che bello tornare sui banchi di una scuola così, che ci porti per mano nel bosco di primavera, ci insegni all’osservazione e alla descrizione della vita del mondo vegetale e dei suoi profumi, dei suoi colori, dei nostri saperi, della vita umana.
L’immagine racchiusa nelle parole ricche e dettagliate che si usavano nel passato, il lessico profondo e merlettato che dava sazietà nel viaggio mentale che un lettore poteva intraprendere con l’ausilio di un buon dizionario. Credo che la difficoltà sia stata l’origine di questo capolavoro, la difficoltà nell’avere un immagine, raffigurata, fotografata, recitata, vissuta, visitata: i viaggi si facevano attraverso i libri perché in pochi si potevano permettere il lusso dell’avventura di un viaggio, pochi ne erano capaci, pochi ne avevano il coraggio e i mezzi e dunque la lingua doveva colmare questo vuoto, doveva fornire al colto lettore quell’emozione racchiusa in una parola, quell’immagine al ricercatore botanico, quella sensazione. La mancanza dell’immagine in se creava immagini idealizzate e fantastiche nell’immaginazione di chi leggeva, e così attraverso la descrizione della realtà si inventava attraverso l’intelletto umano il surreale, il fantastico, e così la ricchezza della fantasia poteva prendere qualsiasi strada, visto che ogni essere umano aveva la libertà di una sua interpretazione. Più colori, più immagini, senza immagini. Che beffarda situazione: il troppo rende infine povero. Le troppe immagini alla fine hanno inaridito il linguaggio delle immagini e probabilmente anche quello della fantasia stessa.