In questa pagina: aforismi, frasi e riflessioni.
All’imbrunire sulla battigia le idee prendono la loro forma più tangibile.
Dunque se vi siete incamminati sulla battigia ed avete voglia
di lasciare la vostra impronta su questa sabbia,
potete aggiungere il vostro pensiero nei commenti,
e i vostri aforismi o le riflessioni più belle e che ben si sposano
con la brezza di questa battigia,
entreranno a far parte della battigia del naufrago!
(*) Per aggiungere il vostro pensiero, scorrere tutti i commenti fino a toccare il fondale della pagina.
198 COMMENTI
Questo mese di maggio è brutto e freddo. Sembra inverno, fuori, e il cielo grigio mi spinge ad un pensiero sul clima, sull’informazione che giornalmente ci sommerge. Il pianeta si surriscalda. Avremo caldo, tanto caldo. La desertificazione fa rima con disinformazione. Ma chi la fa? Io ho freddo e mi dicono che devo avere caldo. Ho ragione? Ho torto? Che cosa vuole l’America? Che vuole l’economia globale? Chi controlla le notizie che ci arrivano? Possiamo pensare? Dobbiamo farlo o no? Mi sdraio sul divano e guardo il soffitto. Era un periodo interessante. Ma anche molto falso. Un inizio, in un certo senso.
Lei. Ricca sfondata, erede di un’importante famiglia di banchieri. E’ un’artista, una musicista. Ma che artista? Produce opere che sono spazzatura pura, rifiuto, stupidità e degrado. Musicista? Lasciamo perdere. Ed è anche molto, molto brutta. Lui. Si incontrano ad una performance artistica di lei, che lui disprezza immediatamente. Neanche si parlano. O quasi. Poi, perché no? Si frequentano. Anzi, sai che ti dico? Lui è un hippy che ha fatto fortuna con la musica ma che ci vede in lei? Ma ovvio, ci vede sua madre. Quella stronza che lo ha lasciato quando si è separata dal suo papà. Che schifo, sua madre l’ha mollato ad una zia che lo cresce come un figlio. Ma che figlio...!? Lui ha bisogno di una madre. Eccola qua. Brutta (così non ci pensiamo più a quello che potremmo avere, di molto, molto meglio), ricca, non vuole soldi da lui, ma visibilità, e – perché no? – anche di questo lui ne ha bisogno. Ma di quella visibilità. Non di essere quello sfigato arrogante che sa tutto e smerda tutti, con quei suoi occhialini sul naso. La sua band lo sbatte fuori: ma sì, vattene con quella stronza di giapponese stitica che non sa cantare, ma che ci trovi in lei? Ha pure tanti anni più di te, è vecchia, vecchia, vecchia! Ma come, che ci trovo. Ci trovo il mio riscatto, brutti figli di ricconi viziati: io non sono come voi, io non canticchio canzoncine per le isteriche teen-agers che svengono al vostro passaggio, io sono intelligente molto più di voi, anche se non ho avuto una madre, una madre, una madre. Ma eccola qua, pronta, mia madre, quella che sognavo, quella che mi esalta, quella che mi dice che sono bravo e, anzi, quella che si fida di me perché IO le darò la visibilità che merita, perché lei è brava, è colta, è intelligente, è una musicista, un’artista, una performer, non ha bisogno di supplicare per farsi conoscere, la farò IO grande su questo pianeta, io, che la voglio, la voglio, la voglio. Ma cosa voglio? Voglio anch’io una visibilità ma non sulle canzoncine stupide, basta, ormai non mi servono più. Voglio la politica, una politica di contrasto a questo mondo di merda, a questo mondo che non ha fatto nulla per impedire a mia madre, a mia madre, a mia madre, di mollarmi a quella pazza di mia zia, ma perché? Perché nessuno ha fatto niente? Ora gliela faccio vedere io, io e la mia nuova compagna, la mia amante, la mia musa, la mia artista, a quelli che se la ridono di me. L’America! Quella che decide tutto. Lo vuole lei, lo voglio io. E così rottura, insegnamenti, performances da grande evento. Tutti li amano, nessuno vede più quanto lei è brutta, quanto lui è cambiato, che cosa stanno facendo? Stanno cambiando il mondo. Ma come? Ma con i soldi di lei. Lui li tiene da parte, non si sa mai. Va bene, tappezziamo i muri di NYC, basta guerre, basta conflitti, no Vietnam, solo pace, amore, fottiti America, culla del potere mondiale, dei soldi, delle armi, del razzismo, delle chiese per tutti. ”Imagine”. Immagina un mondo dove non ci sia più nulla. Che bello. Nessuna religione, nessun credo, ma sì, dài: viviamo alla giornata, vuoi? Facciamolo, dài. I banchieri giapponesi che ne pensano di questa trovata in USA? Che ne pensano di questa bruttona figlia di banchieri a letto per sette giorni col suo fidanzato falso hippy, nell’attico dell’Hilton Hotel di Amsterdam? In diretta TV? Come mai ha buttato a mare già due matrimoni questa qui? Ma che va cercando, la piccola Yoko? Vediamo un po’. Certo che la CIA sta alla finestra. Ma guarda te sto figlio di puttana che si immischia nei nostri affari. Ma che se ne torni nella sua Liverpool, tra quei muri fatiscenti a fare il chitarrista pop. E poi, che vuol fare, una guerra Giappone-USA? Vuole per caso romperci le palle sui diritti umani, sulla libertà? Ma quello lo decidiamo noi. Anzi, lo decide la nostra finanza, non certamente quella nipponica. Povera Yoko, non sappiamo se ci fa o ci è. Di sicuro, non sa cantare. Può liberamente farla ancora, la sua mostra d’arte, imbarazzante: un muro dove i visitatori sono invitati a inserire un chiodo (ma che profondità…), oppure la sua classica tela nera con appoggiata una scala … Ma dove se le inventerà, con tutti i suoi soldi…. povera sua madre. Le ha tolto il saluto dopo il secondo divorzio. Povera donna. John va eliminato. Di certo Yoko soffrirà. Chi la spingerà più nel mondo dell’Arte? Sarà sola, anzi no. Sarà un’icona. La faremo diventare ancora più grande. La esalteremo, faremo grandi le sue opere, la sua musica. Poverina, un pazzo le causò una grande tragedia. Ora vive dei suoi ricordi, coltiva l’icona del marito come una piantina bonsai. Lasciamola pure nella sua bella casa, davanti a Central Park. Lo faremo dire alle guide turistiche con il naso all’insù. Passando col pullman, ecco, vedete, lì c’è la casa di Yoko Ono. E chissenefrega……
Mister Lennon? Bang.
Quante volte ho sentito la frase : il tempo aggiusta tutto…
Con il tempo si dimentica ….
È presto…deve passare un po’ di tempo…
Di tempo ne è passato…
poco, abbastanza, tanto…
E nulla è cambiato….
L’assenza ti toglie il respiro …
Non pensare … è l’unica soluzione…
Il rimpianto di non sapere come sarebbe stato…
Non si dimentica il dolore …
C’è solo assuefazione al dolore….
Ma appena lo lasci andare ti divora …come sempre….
Mi alzo e guardo fuori. È un po’ che sono fermo. Ho letto i viaggi della vita di Hazelnut e Silvia, gli interrogativi, i pensieri, le angosce. E come sempre, mi viene in mente lei. L’India. Impossibile descriverla come un paese, piuttosto va pensata come un organismo. Tante componenti vive che lottano separatamente ma che occupano gli stessi caotici spazi. Si può paragonare la nostra vita a “quella” vita? Le nostre domande sono pure le “loro” domande? L’indù-tipo si alza al mattino e rivolge le sue preghiere alla divinità che più gli è cara, in modo da garantirsi una buona giornata. Non sembra interessato agli altri, non si cura del mondo che lo circonda. Chiedo alla mia guida se questo non gli sembra uno strano modo di vivere, a me sembra piuttosto egoista. Lui mi risponde che non è così, visto che l’induismo impone comunque di fare del bene al prossimo e buone azioni. Gli dico allora: se è vero, come potete tollerare questa massa di gente povera e malata per terra? Lui calmo: ma guarda che tutti hanno da mangiare, sai? Nessuno muore di fame. E poi chi è ricco fa opere di beneficenza. Ho capito, insisto, lo so che nei templi si mangia gratis ma vi sembra dignitoso per un essere umano essere lasciato per terra pieno di mosche e malattie? Calmissimo e deciso, l’amico indiano mi insegna: chi nasce così è perché nella sua vita precedente ha fatto delle cose cattive e quindi rinascendo adesso ne deve pagare le conseguenze. Mi siedo sulla grossa radice di un ficus e osservo la Grande Madre. Il Gange, nella sua parte iniziale, è impetuoso e i fedeli che si immergono devono aggrapparsi alle catene fissate a riva per non essere trascinati via. Tutto molto semplice. Un miliardo e duecento milioni di persone si possono gestire con un diverso sistema? Forse no. Il problema è nostro. A noi impressiona il lebbroso senza dita dei piedi e delle mani, il cieco senza occhi, lo storpio che si trascina senza arti su un carretto o il deforme che espone il suo orrore per avere qualche rupìa. Per loro invece questo è un sistema organico che va avanti da sempre, accettato perché dogma di un credo infallibile. Al momento della morte, si fanno i conti. Se hai agito bene, non rinasci più, il tuo ciclo è concluso. Se hai agito male, la tua condanna è rinascere per subire la punizione. Il mistero di quel grande paese sta forse proprio nei microcosmi che ognuno ha costruito per la propria sopravvivenza. Dalle caste ai templi, dal commercio alla questua, dalla piccola imprenditorialità ai grandi e loschi affari, tutti si scavano un cantuccio dove vivere, non mescolandosi con gli altri e difendendo la propria conquista identitaria. L’India è l’opposto della globalizzazione e ci dimostra che, volenti o nolenti, che ci piaccia o no, nel bene e nel male, solo non mescolando le carte il mondo andrà avanti. Alle domande sulla vita di Hazelnut e di Silvia, gli indiani hindu hanno già dato una risposta .
“Quella mattina mi svegliai prima del solito, mi sentivo strana, spossata, triste ma profondamente consapevole che sarebbe stata la scelta giusta. Mi preparai come ogni mattina ma stavolta l’appuntamento era diverso…era doloroso…era definitivo! Troppe sensazioni invadevano il mio cervello, confuso già di suo da sempre! Avevo lui accanto e guardandoci negli occhi l’intensità del nostro sguardo valeva più di mille parole! Il rumore del silenzio di quella mattina era più assordante del caos dell’ora di punta nelle grandi metropoli del mondo…. Ed ecco tutto fatto, tutto risolto, tutto tornato come prima…ma come prima non c’era più nulla! Dolore interiore più forte di quello fisico che mi ha accompagnata per diversi giorni! La vita…questo bellissimo dono che ci è stato dato senza chiederlo e che io,senza chiedere, ho deciso di toglierti.. saresti stato maschio ? Saresti stata femmina? Non lo saprò mai! … la sera arriva veloce, ceno, faccio i miei due tiri della solita sigaretta fatta del solito tabacco e vado a dormire, pensando a te a quello che saresti stato o forse meglio a quello che io ho deciso che non dovevo essere…” ! È ciò che ho colto dal silenzio dell mia amica, dal suo sguardo che parlava emanando dolore tristezza sofferenza rabbia per aver fatto un errore che mai si sarebbe perdonata chiedendomi silenziosamente perdono! (Ispirata dopo aver letto “Tempo”)
grazie Silvia per queste due pietre preziose, condivise con noi 🙂
Grazie a te Giorgio per aver condiviso il tuo blog anche con me ! Bello scrivere e leggere i pensieri profondi di altre persone !
La vita .. quel bene prezioso che ci appartiene dal primo momento in cui vediamo la luce … quel privilegio che non va sprecato e che va custodito curato accudito gelosamente fino alla morte …. quel dono che l’unione di due corpi desiderosi l’un l’altro regalano a volte senza neanche saperlo … la vita … la vita.. la vita … a volte bella a volte difficile a volte insignificante a volte maligna ma sempre e comunque un dono da non sprecare mai.. mi arrabbio con chi non ne capisce il reale significato e con chi decide di snobbare questo incantesimo divino questo regalo non eterno questo raggio di luce che riscalda i nostri animi. Solo chi l’ha vissuta veramente sa cosa significa perderla .. la vita … un viaggio attraverso dolore gioia felicità rabbia rancore odio amore … la vita (ispirata dopo aver letto “Vita”)