Lezioni d’amore
« Mmm? Che c’è? »
« Niente, oggi sono un po’ giù. »
« Perché? »
« Non lo so, sarà il tempo,forse. »
« Facciamo un gioco, allora? »
« Lo sai che non mi piace giocare. »
« Lo so. Però questo è più di un gioco. »
« Cioè? »
« Voglio dire, è il gioco della vita. Sei pronto? »
« Che vuoi dire, ..certo che sì! »
« Bene. Facciamo finta che io non ci sia più. »
« In che senso? »
« Nel senso classico, io muoio e tu sei qui, senza di me. »
« Mmm.. che gioco stupendo. Non hai un’altra idea? Già sono depresso…Dài! »
« È il momento giusto, forza! »
« Ok, va bene… tu non ci sei più e io sono solo. »
« Sì. Esatto. Devi sopravvivere. Fai da mangiare, per te, solo per te stesso, per poter vivere. Che fai? »
« Oh… beh…che faccio… come tutti..mangio un po’ qua, un po’ là. Panini, pasta, uova. »
« E poi? Vivi con queste cose? Ti ricordi quel bel documentario sui solitari abitanti di quell’isola in Liguria? Tutti uomini. »
« Si, ricordo. Bello, …solitudine, silenzio, natura… »
« Ecco. Ce n’era uno in particolare, sognava di trovare una cuoca. Che venisse là a fargli delle minestre. »
« Sì, ricordo, viveva solo lì, col suo cane, bella casa…vuota. »
« Ecco, io vorrei…anzi, ..non vorrei mai che tu avessi bisogno di una cuoca, di una donna delle pulizie, niente. Mi piacerebbe che tu fossi indipendente, libero, autosufficiente. »
« Ah, capisco ma….dove vuoi arrivare?? »
« Dove? Be’…vorrei che tu fossi più bravo di quello là, …E imparassi a fare una minestra. »
La guardo: Com’è bella. Sicura, forte, senza paura, autonoma e seria. La mia donna. I suoi occhi sono spalancati e chiari, mi guarda senza velo alcuno, picchia il mio ego maschile senza difficoltà. Ha le porte aperte, e lo sa. Ha ragione, come sempre in queste cose. È vero, non so cucinare che tre o quattro cose. Che tristezza, mi diceva mio padre, l’anziano solo, costretto ad andare a cena all’osteria, perché non sa fare nulla in casa… Aveva ragione pure lui, caro papà, certo che avevi ragione. Forse non sono capace, non ho ambizioni da Cracco, sono viziato? O trovo sempre il pasto bell’e pronto, e non ci penso neppure a trovare un giorno la tavola vuota. Così ascolto. Ci provo, almeno. Lei, con pazienza, mi sembra un uccellino che insegna alla prole il primo volo. Calma, tranquilla, segue i miei movimenti ed errori, e ripete i passi, le sequenze, gli ingredienti, il sale, le carote, le verdure…. Una semplice minestra. “Fai così, e non cosà, perché è meglio”, e mi spiega il perché, mi apre un mondo, una conoscenza aliena, lontana dal mio essere maschile, anni luce.
Finiamo la lezione. Ho capito tutto?
« Certo amore, sono sicuramente in grado di cavarmela, se necessario. Grazie, sei stata brava. »
Lei mi guarda: non saprò mai se è sicura di avermi convinto oppure no.
Io pure non lo so. Saprei cavarmela? O chiederei aiuto, come quel Ligure solitario, che sognava una cuoca a prepararli una minestra? Io però possiedo una cosa che lui non ha:
Io ho avuto questa lezione, una lezione d’amore, tutta per me.
Personalizzata: Occhi azzurri, carote, olio di oliva, verdure, aglio, sorrisi, sedano, cipolle, gesti, sale, pepe, risate, abbracci, frecciatine, pomodori e complicità.
Bastano, per sopravvivere?
Direi di sì.
L’anonimo artista della battigia
Pubblicato su:
“Brezza di mare”
il 13/11/2019