Sproloqui di un credente
Chiedo a voi
e chiedo a te:
“possiamo smetterla di prenderci in giro?”
Perché annunci parole di cui non hai mai sentito il suono?
Una parola non è una definizione su Zanichelli, non è una ricerca su Google.
E’ qualcosa che dovrebbe esternare quel che parte dall’interno:
qualcosa che hai prima conosciuto nel profondo facendolo tuo,
aggiudicandoti così il diritto di pronunciarlo.
Sento tante parole nell’aria…
Che volano e svaniscono come fumo.
Molte le ho provate e vissute,
di altre sto dimenticando il colore, il sapore e la forma,
altre ancora le sento per la prima volta e vorrei conoscerle,
ma nessuno me ne svelerà l’essenza:
Oramai siamo nell’era delle definizioni,
dove la sostanza delle cose non entra all’interno.
Quello che conta è quello che dicono gli altri,
ma gli altri non hanno niente da dire:
Si nascondono tutti dietro parole che non gli appartengono.
Io vorrei conoscere te, vorrei sapere chi sei, cosa cerchi,
quello che per te è veramente importante,
per cui daresti anche la tua stessa vita
e quello che invece per te è solo una maschera, una farsa,
un’illusione, specchio per le allodole per imbambolare chi ti si avvicina…
Magari sarei triste nel scoprirlo,
ma almeno potrei dire di conoscerti,
nelle tue bellezze e nelle tue bruttezze.
Invece tu sei qui a riempirmi di frasi fatte,
che non ti sfiorano l’anima…
“Ogni parola dovrebbe essere un delicatissimo petalo di una rosa unica
che sboccia nel discorso di ognuno di noi.”
L’essenza:
bella, brutta, romantica, spregiudicata, timida o arrogante,
dovrebbe essere espressa tramite le parole,
invece è troppa la paura di esser conosciuti:
siamo maestri ormai di questo equilibrio futile
e insignificante…
Parole insipide, discorsi pieni di un vuoto incolmabile…
Che ne stiamo facendo del pensiero?
Dove vogliamo arrivare?
Non dovremmo forse essere i primi testimoni di ciò che predichiamo?
Chiedo una risposta a te, lettore:
Ateo o credente, adulto o bambino
Prete, Suora, politico, comico, ingegnere, insegnante,
filosofo, scrittore, poeta, muratore, studente,
agricoltore, disoccupato o presidente di una multinazionale,
chiunque tu sia…
Chi sei? Te lo ricordi chi sei?
Se te lo ricordi non ti dimenticare di comunicarlo a qualcuno che ti sta accanto,
e non ti prendere in giro, non tradire il pensiero:
le parole non sono un tuo strumento per conquistare gli altri
e neppure un quadro d’arte surrealista.
Le parole sono la nostra essenza, scritte sul foglio dell’aria,
per donare il nostro essere a quelli che abbiamo conosciuto,
a chi ci sta vicino e a chi ci sta dedicando il suo tempo nell’ascoltarci.
Non prendermi in giro,
e sopratutto:
non prenderti in giro.
E se non ti piace il mio pensiero, non è un male:
Forse sono riuscito a rompere quella
campana di vetro che ci isola.
Giorgio Giasir
26/10/2013